Chi si chiede cosa si fa qui si rassereni: esattamente non lo sa nessuno.
Io ci metto qualche parola e qualche foto.
Con un'unica regola: solo finché mi fa felice.

sabato 3 maggio 2014

Ci sono storie – romanzi, film – che sono architetture perfette.

L'Isola del Giglio e me... le foto e il mix sono di Elena Orsi :)

Ci sono storie – romanzi, film – che sono architetture perfette. Capolavori intrecciati così stretti, così ricchi di dettagli e richiami, che sembrano frutto di fantasie eccezionali. Compare un personaggio marginale, un po’ anonimo o addirittura irritante, e non facciamo in tempo a chiederci “ma che c’entra questo qui? Perché se lo sono fatto scappare dalla penna?” che torna sulla scena qualche decina o centinaio di pagine dopo e svela il suo scopo fondamentale, traboccante di senso. Ha così tanto senso, improvvisamente, che ci sentiamo stupidi a non averlo capito prima. Oppure l’autore indugia su un dettaglio di poco conto, ci costringe a guardarlo bene, a immaginarcelo come se fosse vero – con certi colori precisi, un odore, una consistenza non casuale – e improvvisamente ce lo ritroviamo protagonista della storia, o di un bel pezzo di essa, come fosse un amuleto. E guai se non ci fosse stato. Nelle storie di fantasia ci sono sfide vinte anche quando nessuno ci avrebbe scommesso un soldo, successi insperati e riscatti inattesi. Ci sono strappi, rotture e riassortimenti bizzarri. Ci sono desideri che si avverano, sì, ma solo alla fine di innumerevoli peripezie che qualcuno ha inventato con maestria. Ci sono ostacoli che si rivelano trampolini, e grandi occasioni che si rivelano trappole. Lo scrittore dà vita a coincidenze incredibili, fraintendimenti, colpi di fortuna esagerati. Situazioni paradossali, che fanno piangere o fanno ridere, e che dipendono in tutto e per tutti da un equilibrio fragilissimo: se solo quel minuscolo particolare fosse andato diversamente, se solo i tasselli si fossero incastrati con un po’ meno armonia (o ironia), niente sarebbe successo. Non così, non scatenando quel putiferio, o quella meraviglia. Poi un giorno alzi gli occhi dal libro e ti accorgi che nessuno ha inventato niente, perché così è la vita. La rileggi al contrario, torni all’inizio della storia, e finalmente ti piace. È un’architettura così precaria, così sgangherata e così perfetta che a quell’autore, se lo incontrassi, gli chiederesti un autografo