Io, un buffo cane travestito da pupazzo, la neve, e la fotografa Elena Orsi |
Caro duemila e quindici, siccome sei ormai alle
porte
ho qualche consiglio da darti in merito alla mia
sorte.
Se porterai pace e fortuna, ricchezza, amicizia e
salute,
bè, serve che te lo dica? Saranno le benvenute.
Per non apparire venale potrei disdegnare il
denaro:
potrei suggerirti di darlo a chi ha avuto un anno
più amaro
di me, che poi tutto sommato, non devo granché
lamentarmi…
Non darlo però a chi lo spende per favoritismi, per
armi,
per crimini grandi e meschini o per violentare il
pianeta
(che eppure continua ad amarci, per qualche ragione
segreta).
Vorrei un anno dove l’amore sia folle ma tenero e
placido,
lontano anni luce da botte, minacce e vendette con
l’acido,
un anno in cui l’amicizia sia fatta di incontri dal
vivo
e non ci si affidi alla Apple per colmare un vuoto
affettivo.
Duemila e quindici caro, in quest’anno nuovo che
viene
fai stare i nipoti coi nonni, dai vita a famiglie
serene,
regala alle mogli e alle suocere un po’ di risate
di pancia,
insegna alla gente a baciarsi… davvero, toccando la
guancia!
Ricordaci che avere ragione, a volte, non serve a un
bel niente,
e che una persona felice è meglio di una coerente.
Dissemina il nostro cammino, se proprio vuoi farci
piacere,
di cose non “giuste” o “sbagliate”… piuttosto di
cose “vere”.
Caro duemila e quindici, a parte gli scherzi e gli
auguri,
mi auguro che non speriamo soltanto in progetti
futuri
ma che piano piano impariamo, magari, a non perder di
vista
il tempo presente che, in fondo, è l’unico tempo che
esista.
Abbiamo bisogno di simboli, di riti e momenti di festa…
Ma il meglio sta in ogni momento di tutta la vita
che resta
anche dopo le cene, le danze, i brindisi, i botti e
i regali,
cercando l’incanto nascosto nel tempo dei giorni
normali.