Chi si chiede cosa si fa qui si rassereni: esattamente non lo sa nessuno.
Io ci metto qualche parola e qualche foto.
Con un'unica regola: solo finché mi fa felice.

giovedì 30 aprile 2015

Se io adesso mi mettessi a tavolino


Se io adesso mi mettessi a tavolino
con gli occhiali, biro nera e taccuino,
e imbastissi una sorta di riassunto
delle mie giornate fino a questo punto
sono certa ne ricaverei una cosa
che d’acchito sembra illogica e curiosa:
le più belle, le più vere e sorprendenti
sono quelle che negli anni precedenti
non avevo neanche mai desiderato,
ma qualcuno saggiamente mi ha affibbiato,
e le cose più preziose di cui godo
non le avevo immaginate in questo modo.

Ogni giorno più importante, pieno e degno,
non l’avevo mai compreso nel  disegno
che da sciocca mi prefiguravo in mente,
quando invece non so dominare niente.
E da questo credo possa ricavare
che da adesso non mi devo preoccupare
se la vita vada per la retta via,
perché è chiaro che abbia molta fantasia,
più vivace, più spiazzante e originale
di ogni mia pretesa vana e un po’ banale.
E sapete la figata in tutto questo?
È che vale per me come tutto il resto:
anche io non sono quello che volevo,
e se devo dirla tutta è un gran sollievo.

domenica 26 aprile 2015

Un libro sembrerebbe solo carta


Il cielo non sarebbe più stellato se nessuno ne provasse nostalgia,
la luna non sarebbe così bella se nessuno le scrivesse una poesia,
un libro sembrerebbe solo carta se non fosse la passione di un lettore,
una casa solo del cemento armato se nessuno la riempisse di calore.
Non lo so se il panorama sia davvero l’ingrediente che può fare differenza:
ho il sospetto che lo sguardo sia il segreto. Non lo so se il mondo possa farne senza.

venerdì 24 aprile 2015

Gratis come un cielo con le stelle

Un cielo gratis

Le persone deludono, sono fatte per quello.
Ed è giusto sia così, ed è pure bello,
e se pensi non deluderanno mai
certamente lì cominciano dei guai.
Un tramonto, una canzone non delude,
una margherita nuova che si schiude,
ogni primavera anno dopo anno:
non deludon queste cose, non lo fanno.

Le persone però sì, non sono fatte
per rassicurarmi con risposte esatte,
per rispondere con pronta dedizione
al mio indomito bisogno di attenzione.
Le conferme per trovare un proprio centro…
Non sarebbe bello avercele, ma dentro?
Altrimenti meglio un freddo macchinario
che mi coccoli con tatto straordinario,
mi conforti, ribadisca che ho ragione,
e così mi tenga buona ma in prigione.

Qualche volta l’incantesimo ci accade:
quando l’amicizia riempie e non invade,
quando sai che mai verrai chiamato pazzo
e il silenzio crea magia, non imbarazzo.
È che quello lì è il miracolo assoluto:
non può essere comprato né venduto,
e noi invece abituati a fare spesa
trasformiamo anche i miracoli in pretesa.
Quelli invece sono timidi e un po’ lenti,
se pretendi di forzarli li spaventi.
Non saranno in sconto mai le cose belle,
ma son gratis come un cielo con le stelle.

lunedì 6 aprile 2015

Ho un'amica che ha un difetto

Un'Amica 
Ho un’amica che ha un difetto: è testarda oltremisura,
non si piace più di tanto, non si prende troppo cura
del tesoro che ha in regalo… sto parlando di lei stessa,
che però, per screditarsi, è una vera campionessa.

E ha la testa tra le nubi ma il suo corpo resta in Terra:
c’è qualcosa nel suo cuore che è costantemente in guerra
tra la voglia di volare, realizzare i suoi progetti,
e il timore che quei sogni non salutino i cassetti
ma rimangano incastrati nella trappola potente
che poi spesso e volentieri siamo noi e la nostra mente.

Vorrei dirle quanto è bella, quanto brilla se è serena,
vorrei dirle che l’amore per sé stessi lo si allena,
vorrei dirle che è cicciotta, forse è vero, ma con questo?
Non è mica una condanna, da oscurare tutto il resto!
Bella è bella ad ogni modo, ma se proprio non si piace
può cambiare piano piano, con dolcezza, fare pace
con la sola donna al mondo che sarà sempre al suo fianco:
fare pace con sé stessa. Non per logica di branco,
non per moda, né per dare appagamento alle pretese
che il contorno spesso impone, e di cui facciam le spese,
ma per dire con coraggio, con fierezza e convinzione:
io di treni non ne perdo, sono io il capostazione!

Sono io che questo schizzo lo trasformo in un bel quadro!
C’è chi ha detto di sforzarsi di sorridere anche al ladro:
a quel punto sarà lui ad essere stato derubato.
Lo capite che potere? Che occasione ci hanno dato?
L’occasione di accettare lieti ciò che non scegliamo
ma di scegliere di dire non “mi odio” ma “mi amo”.
Che sarà un po’ sdolcinato, e buonista, e zuccheroso…
Ma chi si ama dà la spinta ad un vento contagioso,
portatore di promesse, ed il mondo ne ha bisogno.
Ecco allora che da svegli si è felici più che in sogno.

sabato 4 aprile 2015

Non c'è nulla di ordinario



Tutti sanno che le madri sono multifunzionali:
dieci braccia, cento occhi e poteri un po’ speciali
gli consentono in un lampo – come fanno non si sa –
di far cose straordinarie. Dono dell’ubiquità?
C’è la mamma carpentiere, c’è la mamma equilibrista,
c’è la mamma pasticcere… Ma la mia è una mamma artista.

Non c’è nulla di ordinario nel suo sguardo sulle cose:
anche quelle più banali per lei sono strepitose,
dal frusciare delle foglie scompigliate dalla brezza,
che per lei sono una musica, una danza e una carezza,
ai colori del mattino, tavolozza sconfinata,
per non dire del profumo di erba tenera tagliata.

È perfetta? Chiederete. Non scherziamo, è solo vera.
Una mamma come tante, cotta già alle sei di sera,
che per anni, da copione, mi è sembrata salda e forte,
poi crescendo mi ha mostrato che a una madre tocca in sorte
la missione spaventosa, sovrumana e commovente
di cercar di dare tutto anche se si sente un niente.

Che poi in fondo, se la guardo, cos’ha in più della bambina
che sorride dalle foto rinvenute giù in cantina?
Anni in più sulle sue spalle, qualche ruga più evidente,
ma per diventare madre non ha preso una patente
e quel giorno in cui, felice, ha lasciato l’ospedale,
del futuro non sapeva tanto il bene quanto il male.

Quanto abbiamo litigato, quando non sapevo ancora
che anche chi ti ha messo al mondo ha un pensiero che lo sfiora
nelle notti un po’ più fonde, nelle sere un po’ più scure:
ma chi sono? Dove vado? Chi amerà le mie paure?

Invertire un po’ le parti, qualche volta, anche per gioco,
ci ha svelato che a una figlia e a una madre basta poco
per capire che bambine, tutte, in fondo, lo si è state,
e non è mai troppo tardi per sperare nelle fate,
per sdrammatizzare i ruoli, trascurare un po’ la casa,
ricordarsi che non solo sui doveri ci si basa
per descrivere un rapporto, soprattutto quando è vero.
Io la figlia, lei la madre, due pezzetti di un intero
che un bel giorno suggerisce cosa siamo veramente:
io la figlia, lei la madre, ma due donne specialmente.

E ogni volta mi sconvolge quando penso che metà
del mio corpo, del mio cuore, del mio sangue e dna
è un frammento di mia madre, mescolato con l’amore.
Non lo so se ne ha coscienza… mi ha annaffiata come un fiore:
io so bene che ho il colore e il profumo che mi ha dato
proprio lei, di giorno in giorno, ogni volta che ha parlato.

“Colpa sua” se seguo sempre il mio istinto nella vita,
se a una rosa preferisco la più dolce margherita,
se ho imparato a quattro anni ad usare il congiuntivo
(e per forza, parla sempre! Ribattevo od impazzivo!),
se accarezzo la corteccia e le foglie delle piante,
se un bel libro mi conquista più di un abito o un diamante.
Non lo so se andiamo bene, siamo giuste, siamo belle...
Quando ancora ero bambina mi diceva che le stelle,
prima che venissi al mondo, già mi avevano assegnata
alla casa che mi avrebbe dato tutto. Sono grata
della meta: queste stelle sono state proprio buone.
Perché oltre a genitori, ho incontrato due persone.