Chi si chiede cosa si fa qui si rassereni: esattamente non lo sa nessuno.
Io ci metto qualche parola e qualche foto.
Con un'unica regola: solo finché mi fa felice.

domenica 22 febbraio 2015

Quante volte si dice "sto bene"?

Mobiletto dei nonni dipinto d'azzurro, vecchio boccale di birra,
fiori secchi offerti dalla suocera,
piccolo e bizzarro portaoggetti in ceramica della mia mamma Anna Rita Barulli :)

Tra i costumi del genere umano
dialogare è il processo più strano:
in teoria, grazie a un breve alfabeto,
ogni fatto, anche il meno consueto,
può esser detto e così condiviso,
può far piangere o nascere il riso,
può far bene ma a volte fa male,
se ne è degno diventa immortale.

Suoni e segni in migliaia di anni
per esprimere gioie ed affanni,
ma nel tempo qualcosa non muta:
molto spesso la parte taciuta
ha più peso di ciò che diciamo,
e l’assurdo è che non ci capiamo.

Quante volte nel dire “stai attento”
ci lasciamo scappare un accento
che ricorda un rimprovero teso
e l’intento rimane incompreso.

Quante volte si dice “sto bene”?
Tanto sfoggio di vite serene
colte da un’improvvisa violenza.
“Stava bene!”: la sciocca sentenza.
E vorremmo gridarci S.O.S.
con parole che restano impresse
dentro gli occhi, le rughe, le mani,
ma tacciamo e restiamo lontani.

Teste piene di frasi azzeccate
che poi a voce si sono storpiate,
come tutti quei “grazie” e “ti amo”
ben nascosti dentro un “ci vediamo”,
quelle scuse, quei “voglio parlare”
trasformati in un “lasciami stare”.

Dai milioni di frasi mai dette
ne potremmo isolare sei o sette
che condensano tutti i pensieri
di domani, di oggi e di ieri,
perché se la retorica è un trucco
è poi facile giungere al succo:
“Mi fa tanta paura la morte”,
“E va bene, non son così forte”,
“Per favore non lasciarmi solo”,
“Sto cercando di prendere il volo”,
“Ho bisogno che mi ami e lo dici”,
“Voglio solo che siamo felici”.
Sono questi più o meno i concetti
che ci battono in fondo, nei petti,
e dovremmo tenere presenti
anche quando ci mostrano i denti…

Che se il dialogo a volte è bugiardo
niente riesce a ingannare uno sguardo.

martedì 17 febbraio 2015

Perle e Rime compie un anno!


Giorno lieto, giorno gaio
diciassette di febbraio:
forse non vi dice niente?
Vorrei mettere al corrente
quanti ancora non lo sanno:
Perle e Rime compie un anno!

Perle e Rime l'ho inventato
su uno scoglio in riva al mare
consultando il fidanzato
che mi ha detto di provare.

Non ha niente di speciale
ma di certo non fa male
cominciare la giornata
con la fetta biscottata
ricoperta di albicocca
più un caffè e una filastrocca.

Non lo svelano i dottori,
non lo dicono al tg...
Ma per bronci e malumori
una filastrocca al dì!

domenica 15 febbraio 2015

Sei da specialista



Chi ama gli animali è animalista,
e chi ama la natura ambientalista.
Se ami tutte le persone sei un buonista
se per caso amassi Dio sei un moralista,
se ami i ruoli, stai pur certo, sei sessista,
se ami il capo (o bè, lo stimi) sei arrivista,
se ami casa sei un po’ troppo fancazzista,
vuoi la pace e sei un ingenuo pacifista,
se non ami sei un depresso nichilista,
se ami te, probabilmente, sei egoista,
se ami il calcio ormai sei quasi un terrorista.
Se ami ciò che ti fa bene? Salutista.
Se ami cose nuove sei anticonformista,
se hai la gonna corta sei spogliarellista,
se sollevi qualche dubbio complottista,
se evidenzi i rischi sei catastrofista,
se hai fiducia nella gente sei utopista.
Sei felice? Allora sei da specialista.
Tutto questo etichettare mi rattrista
perché serve solo a perdere di vista
che talvolta giudicare è una conquista
ma più spesso è tutta bieca presunzione:
riesumiamo l’etichetta di Persone.

sabato 14 febbraio 2015

Riacchiapparti forse poi



Mi hai insegnato molte cose
ma soprattutto
mi hai insegnato
che l’altro
è un mistero

Sempre.
Anche quando:
lo hai visto nudo
ci hai dormito accanto
lo hai ascoltato russare
lo hai guardato mangiare e hai presente
il rumore che fa
masticando

È un mistero anche se:
conosci a memoria i suoi nei
sai dove nasconde un capello bianco
hai asciugato le sue lacrime
gli hai fatto il solletico
lo hai mandato al diavolo
gli volevi sembrare forte
ma
gli hai chiesto di abbracciarti

L’altro è un mistero
anche quando
lo ami

Ti prometto che:
cercherò di ricordarlo
e non penserò
“non vale la pena chiedere perché tanto so già cosa risponde”
e non ti paragonerò a chi non esiste

Ti prometto che non ti ridurrò mai a:
un regalo
una frase d’amore perfetta
un bacio
un silenzio
e neppure a
una promessa

Cercherò di ricordarmi
il mistero
che sei
anche quando
vorrà dire:
lasciarti andare un po’ da solo, nella tua corrente
e riacchiapparti forse
poi

domenica 8 febbraio 2015

Sembrava troppo estate, anche se è inverno


È bello mettere la casa in ordine, in quell’ordine che solo una volta ogni tanto, quando hai voglia di svuotare i cassetti e valutare se tenere o se lasciare: quando passi al vaglio tutto attentamente, ti rigiri le scartoffie tra le mani, ti ricordi di un periodo così strano che lo vedi in bianco e nero nei pensieri. È bello che alla fine dei lavori hai tenuto quasi tutto, a dire il vero, ma lo spazio, come fosse una magia, si direbbe quasi il doppio all’improvviso. E magari serve a questo riordinare, dentro casa, nella vita e nella testa: non è sempre necessario fare un sacco, da spedire - solo andata - al cassonetto, ma già mettere le cose al loro posto rende molto più leggero il nostro andare. E comunque è bello anche se la casa è un disastro di disordine e ritardi: sarà segno che era un giorno troppo pieno. O che il sole fuori era troppo grande. Che sembrava troppo estate, anche se è inverno, o che un libro mi chiamava troppo forte. Sarà segno che era meglio fare un dolce, fare un giro, fare un bagno, far l’amore, fare altro ma anche fare proprio niente, perché poi, alla fine, non è mica detto.

È bello arrivare troppo presto, perché quell’appuntamento lo aspettavi con un pizzico di fretta dentro i piedi, o perché semplicemente ti annoiavi, e sei uscito un po’ in anticipo sui tempi. Così l’altro, quando arriva, ti saluta che già stavi chiacchierando col barista, che seguivi dei piccioni con lo sguardo, che facevi qualche foto della piazza o magari che soltanto lo pensavi. Lo aspettavi ma non eri spazientito. Però è bello pure quando sei in orario, ma un istante esatto prima del parcheggio parte in radio la canzone che ti squaglia, la canzone che è un miracolo star fermi, la canzone che la canti anche da zitto, non conosci le parole e hai mal di gola ma comunque te la devi fare tutta, anche a costo di commettere violenza verso il testo o l’innocente lingua inglese. A quel punto non c’è verso, sei in ostaggio: che dovessi chiacchierare con gli amici, incontrare il tuo datore di lavoro, o salvare tutto il mondo o far la spesa, la canzone te la godi fino in fondo e in orario, dopo un po’, non lo sei più, però sai che cosa c’è? Chi se ne frega.

Mi sembra siano belle troppe cose, e mi chiedo se l’amore, quello vero, sia davvero uno soltanto nella vita.