Chi si chiede cosa si fa qui si rassereni: esattamente non lo sa nessuno.
Io ci metto qualche parola e qualche foto.
Con un'unica regola: solo finché mi fa felice.

martedì 4 marzo 2014

Le donne che saremo #2

...continua:



Quanto è vero! - dice Ambra, vagabonda di mestiere -
quando viaggio mi diverto… ma tornare è un gran piacere!”
Sono anni che lavora da piccione viaggiatore:
non c’è angolo del mondo, dai due poli all’Equatore,
che non abbia visitato, anche solo di passaggio,
trasportando qualche pacco, qualche lettera o messaggio.
Ha deciso di sfruttare i suoi studi da linguista
per unire le persone che si son perse di vista:
esplorando in lungo e in largo le nazioni e i continenti
porta lettere d’amore, e fa tutti più contenti.
In principio il suo lavoro era stato un po’ diverso…
a lei interessava solo scandagliare l’universo,
non voleva né una meta, né un motivo per vagare:
il suo amato imperativo era sempre e solo “andare!”
Poi però, ad un certo punto, ha avvertito la stanchezza,
ha capito che girare può portare all’ubriachezza,
e dei luoghi della Terra non puoi far la collezione
se poi quando ci ripensi non ti danno un’emozione:
non son punti della spesa da cercare avidamente,
ma tasselli di un bel puzzle da trattare dolcemente.
Ha trovato un bell’esempio nella mina del compasso:
rotte ampie, evoluzioni… per lei correre è uno spasso,
senza posa compie viaggi circolari sulle carte,
scorre, scivola, si ferma, prende forza poi riparte…
ma la mina viaggiatrice ci dà un’ottima lezione:
ha una punta ben piantata e una chiara direzione,
e se a volte si allontana dal suo punto di partenza
sa che perderlo sarebbe un’emerita imprudenza
e che il viaggio non vuol dire solo uscire ed esplorare,
ma comprende anche una fase che si chiama ritornare. 
Ora è Aura, dolcemente, che solleva un argomento.
Con il volto sognante e una mano sotto il mento
fa un sospiro, fa un sorriso, le si illumina lo sguardo:
“C’è una cosa che ho capito, non importa se in ritardo…
care amiche, voi sapete che da sempre ho un desiderio:
diventare dottoressa, che è un mestiere bello e serio,
ma nel cuore, in fondo in fondo, se ne stava l’incertezza…
e se tutto quel dolore mi riempisse di tristezza?
E se dopo qualche tempo tra corsie e sale d’aspetto
mi stancassi, o mi venisse una specie di rigetto?
La paura più tremenda che covavo nei pensieri
era che le mie passioni soccombessero ai doveri;
che la musica, i colori, la poesia, i tramonti e il mare
diventassero sciocchezze da dover dimenticare.
Per fortuna, un bel mattino, un’idea si è fatta largo
e mi ha tolto ogni paura, mi ha svegliata dal letargo:
ma perché passare il tempo a temer la scontentezza
e non prendere a due mani il coraggio e la fermezza?
Perché non trovare un modo originale di mischiare
la bellezza della scienza, il mio amore per il mare,
la passione per le cure sempre nuove e le invenzioni
e l’affetto per la gente che mi chiede soluzioni?
Da quel giorno era deciso: ho comprato una barchetta
con la vela e anche il motore – se ci fosse un po’ di fretta –
e ho pensato di piazzar l’ambulatorio nella stiva:
già vedevo i miei pazienti aspettarmi sulla riva,
ed io pronta, in ogni porto, a prestare le mie cure,
dar consigli, medicine, far controlli e fasciature…
poi alla fine del mio turno, quando il sole si fa arancio,
indossare la mia muta e tuffarmi con un lancio
tra le onde verdi e azzurre di una baia affascinante,
che mi incanti e che mi culli col suo abbraccio rinfrescante.
Qualche volta i miei pazienti mi reclamano per cena;
qualche volta sono io, quando c’è la luna piena,
che li invito a banchettare sul mio piccolo vascello
e tra chiacchiere e canzoni non c’è niente di più bello
della dolce sensazione che sia nato un bel rapporto,
anche se il mattino dopo migrerò in un altro porto.
Tanto mese dopo mese, se ho fiducia e son paziente,
trovo lì dov’era prima quella stessa bella gente,
spesso faccio un salto a casa da chi amo più di tutti
e poi mi rimetto in viaggio, cavalcando in mezzo ai flutti.
Quanto sono stata sciocca! Ho creduto che il dovere
mi portasse a rinunciare alle mie passioni vere
,
ma non mi ero ricordata di una facoltà che abbiamo…
ed è il dono assai prezioso di decidere chi siamo.”
Continua... 

3 commenti:

  1. Avrei voluto scrivere qualcosa, poi ho pensato… che stavo un po’ “monopolizzando” il blog!
    No?
    In un mondo che per lo più si limita al copia/incolla (FB è un monumento al copia/incolla; la superficie, di cui parlavamo l’altra volta, si specchia su se stessa), dici cose interessanti e con uno stile personale.
    Hai mai scritto un racconto? Un romanzo?
    La prima raccolta di racconti che mi viene in mente è “La ragazza dai capelli strani”, di D.F. Wallace. Ti dice niente?
    Ecco, vedi…! Com’era in latino? “Ut non dicam…” e poi partivano con la digressione. Qualche volta perdevano il filo.
    :-)

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  2. ...ma un blog vive e ha senso anche grazie ai commenti che riceve (scritti, detti, bisbigliati, lasciati intendere...) quindi ben venga!
    Nella mia testa, Andrea, ho scritto di tutto. Di romanzi ne ho pensati almeno 50, di racconti anche di più. Nella realtà ho "buttato giù" un sacco di pagine, ma la maggior parte le ho lette solo io. Insomma, ebbene sì... questo piccolo e timido blog è il primo tentativo di uscire allo scoperto :)
    La raccolta che citi - tanto per cambiare - non la conosco... quindi, a maggior ragione, grazie!
    E tu, scrivi? Altri scrivono?
    Io sono curiosa di leggere tutto... anche se a volte si perde il filo! ;)

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    1. Cinquanta romanzi... incompiuti, o forse nemmeno cominciati. E tantissimi racconti, qualcuno di certo terminato.
      Storici? Drammatici? Sperimentali? Di fantascienza? Pur avendo letto di tutto, non hai idea di quanto sono curioso! Immagina tantissime "faccine curiose", perché non so come si fanno con i caratteri standard...! ^__O
      Contrariamente alla tua amica Aura, quando ho scoperto cosa mi piaceva veramente, era tardi per farne un mestiere. Un po' come suonare il pianoforte - altra cosa che non ho imparato: l'avatar baffuto e azzurrino è Arturo Benedetti Michelangeli, mio coetaneo ai tempi di quella foto.
      Ti lascio, a malicuore.
      Non crucciarti per Wallace, figurati! Ma, Eleonora, io ormai un tentativo lo farei: quella raccolta dal titolo buffo la trovi facilmente, alla libreria della Coop di sicuro. Dopo mi rinchiuderai in una sezione "a libertà vigilata" del tuo blog... ;-)

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