Se io adesso mi mettessi a tavolino
con gli occhiali, biro nera e taccuino,
e imbastissi una sorta di riassunto
delle mie giornate fino a questo punto
sono certa ne ricaverei una cosa
che d’acchito sembra illogica e curiosa:
le più belle, le più vere e sorprendenti
sono quelle che negli anni precedenti
non avevo neanche mai desiderato,
ma qualcuno saggiamente mi ha affibbiato,
e le cose più preziose di cui godo
non le avevo immaginate in questo modo.
Ogni giorno più importante, pieno e degno,
non l’avevo mai compreso nel disegno
che da sciocca mi prefiguravo in mente,
quando invece non so dominare niente.
E da questo credo possa ricavare
che da adesso non mi devo preoccupare
se la vita vada per la retta via,
perché è chiaro che abbia molta fantasia,
più vivace, più spiazzante e originale
di ogni mia pretesa vana e un po’ banale.
E sapete la figata in tutto questo?
È che vale per me come tutto il resto:
anche io non sono quello che volevo,
e se devo dirla tutta è un gran sollievo.
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