Il bello del destino è che da qualche parte c’è.
Come un futuro amore, che non conosci ancora,
aspetta esattamente quel giorno e quella ora
per dirti che il suo posto, nel mondo, è accanto a te.
C’è già il destino, ovunque, eppure non si afferra:
ne senti la potenza, ti pulsa nelle vene,
al suono del destino il corpo non si tiene,
ti suggerisce un senso tra il cielo e questa Terra.
È un dubbio strepitoso, incognita sospesa,
presenza prepotente che vibra dentro il vento,
è vita che si svela nel guizzo di un momento,
è vincolo che libera, è un carico e non pesa …
Che scegliere dà un senso di grande indipendenza
perché colloca l’essere tra l’apparire e il fare,
come se si potesse domare il fuoco o il mare,
ma se ti fa felice… sta lì la differenza.
A qualcuno il destino sta proprio antipatico. Antipatica l'idea che ci sia un senso dietro al tutto. Come se fosse quello a limitare la nostra libertà! Non le pretese inutili, i capricci, il tempo sprecato in cose molto lontane dalla vita vera, le polemiche sterili o la corsa al successo. Non l'incastrarci di continuo dove non vorremmo essere, no. Ma il destino sì: quello sì che ci toglie la libertà.
A me il destino piace. Perché è imprevedibile come la pioggia quando c'è il sole, divertente come una ricetta che viene squisita per sbaglio, irriverente come un bambino che ti ferisce per gioco e travolgente come il mare d'inverno, sulla battigia, quando vorresti solo toccare l'acqua con le mani per sentire se è fredda, ma quello ti allunga un'onda che proprio non avevi previsto. Non ti eri nemmeno tolto le scarpe, e adesso sono tutte inzuppate. E' cambiare strada controvoglia, sbagliare corsia, imboccare l'uscita troppo presto. E' perdere l'aereo e sbagliare il treno, poi guardarsi intorno e dire a sé stessi "Cavolo, dovevo proprio essere qui".
Credo che spesso, il destino, sia una questione di "cosa".
Resta da disegnare tutto il "come".
Una buona, buona, buonissima giornata.
E' cambiare strada controvoglia, sbagliare corsia, imboccare l'uscita troppo presto. E' perdere l'aereo e sbagliare il treno, poi guardarsi intorno e dire a sé stessi "Cavolo, dovevo proprio essere qui".
RispondiEliminaÈ un pensiero molto bello e vero! E anche quella sensazione che provi quando pensi: "sì, in fondo è andata come doveva andare!" e ti senti felice per aver imboccato la strada "sbagliata"! Sì, il destino è qualcosa di impareggiabile! :)
Mattia
Proprio quello che sento anche io Mattia! Pierre Daninos, un autore francese, ha scritto che "l'unico modo per prendere un treno è perdere quello precedente"... è una frase che mi piace un sacco :)
EliminaChe bella frase! :)
EliminaIl viaggiatore che si affida alla strada si imbatte sempre in qualche imprevisto che anima il viaggio: “la fecondità dell'ignoto” la chiamava Proudhon.
RispondiElimina(William Least Heat Moon - Strade Blu)
"La fecondità dell'ignoto"... molto bella Andrea, grazie, non la conoscevo!
Elimina