Chi si chiede cosa si fa qui si rassereni: esattamente non lo sa nessuno.
Io ci metto qualche parola e qualche foto.
Con un'unica regola: solo finché mi fa felice.

mercoledì 19 febbraio 2014

Sul destino, le strade e i navigatori difettosi

Sta lì la differenza
Il bello del destino è che da qualche parte c’è.
Come un futuro amore, che non conosci ancora,
aspetta esattamente quel giorno e quella ora
per dirti che il suo posto, nel mondo, è accanto a te
C’è già il destino, ovunque, eppure non si afferra:
ne senti la potenza, ti pulsa nelle vene,
al suono del destino il corpo non si tiene,
ti suggerisce un senso tra il cielo e questa Terra.
È un dubbio strepitoso, incognita sospesa,
presenza prepotente che vibra dentro il vento,
è vita che si svela nel guizzo di un momento,
è vincolo che libera, è un carico e non pesa … 
Che scegliere dà un senso di grande indipendenza
perché colloca l’essere tra l’apparire e il fare,
come se si potesse domare il fuoco o il mare,
ma se ti fa felice… sta lì la differenza.

A qualcuno il destino sta proprio antipatico. Antipatica l'idea che ci sia un senso dietro al tutto. Come se fosse quello a limitare la nostra libertà! Non le pretese inutili, i capricci, il tempo sprecato in cose molto lontane dalla vita vera, le polemiche sterili o la corsa al successo. Non l'incastrarci di continuo dove non vorremmo essere, no. Ma il destino sì: quello sì che ci toglie la libertà.
A me il destino piace. Perché è imprevedibile come la pioggia quando c'è il sole, divertente come una ricetta che viene squisita per sbaglio, irriverente come un bambino che ti ferisce per gioco e travolgente come il mare d'inverno, sulla battigia, quando vorresti solo toccare l'acqua con le mani per sentire se è fredda, ma quello ti allunga un'onda che proprio non avevi previsto. Non ti eri nemmeno tolto le scarpe, e adesso sono tutte inzuppate. E' cambiare strada controvoglia, sbagliare corsia, imboccare l'uscita troppo presto. E' perdere l'aereo e sbagliare il treno, poi guardarsi intorno e dire a sé stessi "Cavolo, dovevo proprio essere qui".

Credo che spesso, il destino, sia una questione di "cosa".
Resta da disegnare tutto il "come".
Una buona, buona, buonissima giornata.


5 commenti:

  1. E' cambiare strada controvoglia, sbagliare corsia, imboccare l'uscita troppo presto. E' perdere l'aereo e sbagliare il treno, poi guardarsi intorno e dire a sé stessi "Cavolo, dovevo proprio essere qui".

    È un pensiero molto bello e vero! E anche quella sensazione che provi quando pensi: "sì, in fondo è andata come doveva andare!" e ti senti felice per aver imboccato la strada "sbagliata"! Sì, il destino è qualcosa di impareggiabile! :)
    Mattia

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    1. Proprio quello che sento anche io Mattia! Pierre Daninos, un autore francese, ha scritto che "l'unico modo per prendere un treno è perdere quello precedente"... è una frase che mi piace un sacco :)

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  2. Il viaggiatore che si affida alla strada si imbatte sempre in qualche imprevisto che anima il viaggio: “la fecondità dell'ignoto” la chiamava Proudhon.

    (William Least Heat Moon - Strade Blu)

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    1. "La fecondità dell'ignoto"... molto bella Andrea, grazie, non la conoscevo!

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